Fonte: WFA

I dati 2013 della produzione di vino in Australia (fonte: WFA) mostrano che il potenziale produttivo della regione non è in realtà sceso così tanto nel corso degli anni, e che la produzione “scarsa” degli ultimi 2-3 anni ha avuto almeno in parte a che fare con problemi climatici che non con un calo strutturale o con le difficoltà di vendere o esportare il prodotto. Difatti nel 2013 l’Australia produrrà di nuovo 12.7-12.8 milioni di ettolitri di vino dagli 1.8 milioni di tonnellate di uva vendemmiate, un livello molto vicino al massimo storico di 1.9 milioni di ettolitri registrato nel 2006 (quando secondo OIV si produssero ben 14.2 milioni di ettolitri di vino). Se incrociamo una produzione in ripresa (con prezzi all’origine in ripresa) e la forte svalutazione del cambio nei confronti del dollaro e dell’euro, possiamo ben dire che l’Australia tornerà ad essere un attore importante nel mercato mondiale del vino dopo anni di continuo declino. Andiamo a vedere i dettagli per vitigno.

- La vendemmia 2013 è prevista in crescita del 10-11% a 1.83 milioni di tonnellate di uva. Tale livello si pone il 12% circa al di sopra della media dell’ultimo quinquennio.
- Se le proporzioni uva-vino vengono mantenute, incrociando i dati WFA con quelli di OIV, otterremmo una produzione di vino in crescita da 11.5 milioni di ettolitri a 12.8 milioni, il livello più elevato dal picco di 14.3 milioni toccato nel 2006.
- Le superfici vitate nel 2012 nel paese sono secondo WFA 145mila ettari (in produzione), in calo di 9mila ettari dal 2011 e circa 12 mila ettari sotto il massimo storico di 157mila ettari rilevati nel 2009.
- Nel 2013 i vini rossi mostrano una forte ripresa, +14%, contro il +7% per i vini bianchi. Però tale dato rappresenta una visione distorta dei trend strutturali. In realtà, se confrontiamo due vendemmie simili di produzione di uva come il 2005 e il 2013 ci accorgiamo che la produzione di vini rossi è in calo dell’8% e quella dei vini bianchi in crescita del 7%.
- Il che ci porta alle produzioni per vitigno, dove i trend principali di lungo termine sono i seguenti: (1) la tenuta delle produzioni “chiave” di Shiraz nei rossi e Chardonnay nei bianchi; (2) il declino di altre varietà internazionali tipicamente bordolesi, come Merlot, Cabernet Sauvignon, Semillon, Colombard, (3) l’emergere di vitigni internazionali come i Pinot (sia grigio che nero) e il Sauvignon Blanc. Ma anche, e di questo si parlerà, del Moscato, che sta diventando un tormentone in USA.
- In una ottica di più breve termine, nel 2013 le crescite più importanti sono quelle del Pinot Nero (dopo due anni di calo), dello Shiraz (che torna sui massimi storici) e del Sauvignon, Moscato e Pinot Grigio che nei vini bianchi toccano tutti e tre il loro massimo storico produttivo.
- Concludiamo con i prezzi delle uve, che tornano a 500 dollari australiani per tonnellata, riprendendo il livello del 2009 e dopo il minimo di circa 420 dollari del 2011. I 900 e più dollari del 2001 sono lontani, ma perlomeno, anche grazie alla svalutazione del cambio la tendenza si è invertita. Moltiplicando il prezzo per le quantità prodotte, potremmo dire che il valore della produzione di uva australiana all’origine sia cresciuto del 20% a 915 milioni di dollari locali, ritornando al livello 2009.



Eccolo il moscato che cresce…
siamo un gruppo di tecnici che producono macchine per gabbiette da champagne e spumanti, possono interessare al mercato australiano?
a me risulta che il mercato australiano degli spumanti (prodotti ma anche bevuti) sia irrilevante.
Sig. Sergio, come posso contattarla?