Nel 2012 GIV ha mantenuto i risultati del 2011, con un piccolo peggioramento dell’utile netto a causa delle perdite su cambi e una leggera riduzione dell’indebitamento. L’annata non è stata facile a causa dell’incremento dei costi delle materie prime e il gruppo continua a non riuscire a esprimere a parere di chi scrive i margini che la gamma di prodotti e la dimensione lascerebbero immaginare. Il 2013 si prefigura un anno di ulteriori cambiamenti: la divisione Coltiva che era stata contribuita al GIV torna sotto il cappello di Cantine Riunite, per riunire la categoria dei lambruschi sotto la stessa casa (ma non Cavicchioli). Nei primi 3 mesi del 2013 il fatturato è cresciuto dell’1.5%. Andiamo ad analizzare i numeri.
- Le vendite consolidate 2012 sono in crescita dell’1% a 372 milioni di euro, con un calo dell’1% delle vendite in Italia a 126 milioni di euro e un incremento del 2% delle vendite all’estero a 246 milioni. Le esportazioni sono quindi il 69% del fatturato totale di GIV, secondo il bilancio, mentre secondo la presentazione sono un po’ meno, il 66%. Se suddivise per categoria di vini, le vendite si riferiscono per il 19% a vini DOCG, il 36% a vini DOC, il 41% a vini IGT e soltanto il 4% a vini varietali.
- I costi sono di difficile lettura. Apparentemente il costo delle materie prime non è cresciuto in maniera così evidente. Secondo i nostri calcoli è addirittura diminuito dal 59% al 58% delle vendite, compensato da un significativo incremento dei servizi esterni. La conclusione è che i margini sono rimasti sostanzialmente invariati. Il MOL resta a 20 milioni di euro, quindi il 5.3% delle vendite e l’utile operativo scende del 2% a 8 milioni di euro, per un margine del 2.2%.
- Come abbiamo detto all’inizio sono gli oneri finanziari e in particolare le perdite su cambi (contro un dato positivo del 2011) a determinare il raddoppio degli oneri finanziari che porta a un utile netto di 1.3 milioni di euro, la metà dei 2.7 milioni del 2011.
- Il capitale investito scende da 269 a 264 milioni di euro, sostanzialmente a fronte di un leggero calo del capitale circolante e dal fatto che gli investimenti sono stati meno dello scorso anno. Con un indebitamento finanziario netto di 123 milioni di euro, il rapporto con il patrimonio netto resta leggermente sotto l’unità mentre il rapporto con il MOL resta sopra le 6 volte, un livello piuttosto elevato.
- Il ritorno sul capitale resta nell’intorno del 3%, un livello ancora troppo basso, anche considerato la tipologia degli attivi dove non sono presenti immobilizzazioni immateriali derivanti da acquisizioni passate di grande rilevanza.
- Certamente il 2013 non sarà l’anno della svolta considerato la crisi del mercato italiano, che comunque vale circa un terzo del fatturato, e la difficile congiuntura del prezzo delle materie prime.