Utili e margini delle principali aziende vinicole – 2012 dati MBRes

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Per un analista finanziario come me questo è forse il post più professionale dell’anno. Oggi infatti confrontiamo gli utili delle aziende vinicole del 2012 e quanto hanno reso per i loro proprietari e investitori. Dobbiamo subito dire che come abbiamo già discusso nelle sessioni sui singoli bilanci il 2012 è stato un anno di fatturato in forte crescita ma di margini di profitto in calo. Anche questo campione di 20 aziende porta alla medesima conclusione. Gli utili operativi sono cresciuti soltanto del 2% (valore cumulato), quando le vendite sono cresciute del 7%. Quindi, se molti sono riusciti a far crescere gli utili in valore assoluto, quasi nessuno è riuscito a migliorare i margini (la sola eccezione evidente sembra essere Zonin). Un po’ meglio sembra essere andata se si confrontano gli utili con il capitale investito, che non è cresciuto molto per via di un ciclo di investimenti ancora piuttosto sottotono (forse fatta eccezione per il mega impianto di Antinori). Da questo punto di vista, diversi operatori (Zonin e Santa Margherita su tutti) sembrano essere riusciti a migliorare i ritorni. Detto questo, non ci resta che ricordare i “campioni italiani” di redditività, che sono le aziende toscane (Antinori, Frescobaldi, Banfi e la risorta Ruffino, tutte fortemente integrate nella produzione di materia prima) e Santa Margherita. E i campioni italiani del ritorno sul capitale, cioè di quanto rende il capitale così come definito nel bilancio. In questo caso a svettare è chiaramente Santa Margherita, sopra il 15%, seguita da Ruffino e Zonin, entrambe “nuove arrivate” da questo punto di vista a fronte degli eccellenti risultati recenti.

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  • Il valore aggiunto del settore, che probabilmente rappresenta la vera classifica delle aziende del vino in Italia, è saldamente guidata da Antinori, che cresce del 5% a 89 milioni nel 2012, seguita da GIV, stabile a 64 milioni, e Frescobaldi che scende de 2% a 42 milioni. Il quarto operatore italiano è Santa Margherita, +4% a 39 milioni.
  • La cooperativa con il maggior valore aggiunto in Italia diventa Mezzacorona, che supera CAVIRO.
  • Invece, l’andamento migliore tra le grandi aziende è sotto tutti i punti di vista quello di Zonin, che passa da 19 a 26 milioni, +39%.
  • Vi riporto anche la classifica del rapporto valore aggiunto su fatturato,  che vi fornisce non soltanto una misura di profittabilità ma anche un’idea del grado di integrazione a monte dei diversi operatori: più alto il rapporto più è probabilmente alto l’apporto delle proprie vigne.
  • Le posizioni sono sostanzialmente rispettate quando si passa a guardare l’utile operativo, dove scompaiono dalla classifica le cooperative e si conferma la leadership di Antinori, Santa Margherita e Frescobaldi, che sono le tre grandi aziende private italiane nel mondo del vino per quanto riguarda la generazione di cassa e l’eccellenza gestionale.
  • Terminiamo con il ritorno sul capitale, così come desunto dal rapporto Mediobanca e con il capitale definito come somma tra patrimonio netto e debiti. Il leader resta Santa Margherita, che ha un track record molto consistente di ritorno tra il 15% e il 20%. Zonin diventa il secondo in Italia, a fronte di un capitale molto limitato (non possiede le tenute, che sono in capo alla famiglia). Altre aziende nell’intorno del 10% di ritorno sul capitale sono Botter, Ruffino (dopo la “cura” di Constellation Brands), Martini spumanti e Antinori.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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