Il primo semestre di TWE (giugno-dicembre) ha finalmente mostrato il primo raggio di sole dopo molto tempo. Sebbene i volumi siano ancora in calo, la strategia di focalizzazione sull’alta gamma e di separazione di questo canale dal resto dell’attività comincia a dare dei frutti. Infine, come dicevamo in occasione del commento dei risultati 2014, il cambio ha cominciato a svalutarsi (-3/4% sul dollaro americano nella media del semestre, con un impatto che diventerà fragoroso nella seconda parte del loro anno fiscale (i primi 6 mesi per noi), dato che il cambio è letteralmente crollato. Ne esce un quadro rassicurante: le vendite crescono del 9% in dollari australiani, l’utile operativo quasi raddoppia grazie anche al controllo dei costi corporate, il debito resta molto basso (sotto i 300 milioni di dollari). L’azione TWE che era crollata dopo il rifiuto di negoziare con KKR la possibile vendita dell’azienda, si è ripresa e tratta vicino a 5.5 dollari, per un valore di mercato di 3.56 miliardi di dollari australiani (circa 2.5 miliardi di euro). Il recupero, a ben vedere, non è solo legato al fatto che i numeri finalmente sono migliori ma anche al fatto che i falchi (sciacalli?) del private equity stanno di nuovo approcciando l’azienda. Prima di andare a vedere i numeri, guardiamo insieme quali sono i piani del gruppo: (1) continuare a separare i brand commerciali da quelli di lusso (Penfolds su tutti) in termini di canali distributivi; (2) investire nel marketing per migliorare la percezione dei brand commerciali (quindi quelli non di alto livello); (3) cercare acquisizioni nel segmento di altissima gamma. Il management ha già anticipato che il secondo semestre, grazie alla svalutazione del cambio, sarà molto molto meglio…
- Il fatturato del primo semestre cresce del 9% a 883 milioni di dollari australiani, grazie principalmente al forte progresso delle vendite in Australia e in Asia, che salgono del 18%. Sono in recupero anche le vendite in USA, +5% dopo diversi anni di difficoltà, mentre le cose vanno meno bene in Europa (-3%), che era negli ultimi 2-3 anni stata la regione dove le cose andavano meno peggio che altrove.
- Se spacchiamo la crescita del 9% del primo semestre nelle sue componenti, troviamo un calo del 2% dei volumi, da 15.3 a 15 milioni di casse, che si è materializzato soprattutto in Australia/Asia (-4%) e in Europa (-9%), mentre in America dopo il destocking volontario dello scorso anno le vendite sono cresciute in volume del 3%. Il cambio ha portato un contributo positivo del 2.5%. Ne consegue che il fatturato a parità di cambi è cresciuto del 6%, con un contributo negativo del 2% circa dei volumi e positivo del prezzo-mix dell’8%.
- Di questo hanno naturalmente beneficiato i margini. Vedete nella tabella due numeri. Il primo, il dato consolidato che passa da 46 a 85 milioni, con un margine che torna a un livello vicino al 10%. Il secondo invece è il dato prima delle spese generali del gruppo, che cresce un po’ meno (ma sempre molto! +65%), a 106 milioni di dollari. “otticamente” potete vedere che siamo tornati su dei numeri simili a quelli del 2010.