Con un fatturato globale annuo di 4.5 miliardi di euro e 307 milioni di bottiglie spedite nel 2014 lo Champagne consolida la sua posizione di leadership nel mondo dei vini spumanti. Due sono le cose importanti da “portare a casa” da questo post: (1) la crescente concentrazione dell’attività nelle mani dei grandi operatori. Le maison hanno rappresentato nel 2014 il 70% delle spedizioni e i primi 5 operatori fanno il 39% del totale; (2) il costante declino del mercato francese, che credo per la prima volta sia stato definito dal Comté Champagne “déclin sans doute durable”, strutturale per farla breve. Crescono in compenso alcuni mercati, un po’ per il rimbalzo delle economie (Italia e Spagna per esempio), ma soprattutto per la globalizzazione dei consumi di Champagne, che hanno trovato per esempio in Australia un mercato più grande dell’Italia. Leggiamo i numeri insieme, con una piccola chicca per chi arriva fino in fondo…
- Le spedizioni totali di Champagne ammontano a 307 milioni di bottiglie, con un incremento dell’1% rispetto al 2013.
- Come abbiamo anticipato sopra, il 70% delle vendite vengono effettuate dalle Maison, cioè 215 milioni di bottiglie (+2%), mentre la quota dei “vigneron” continua a scendere, con spedizioni di 63 milioni di bottiglie (-4%) a rappresentare il 20.6% del totale. Crescono sempre del 2% anche le vendite delle cooperative a 28.9 milioni di bottiglie.
- Questa tendenza alla concentrazione è visibile da una nuova statistica che il CIVC pubblica: la quota nelle mani dei primi 5 operatori, che passa tra il 2013 e il 2014 dal 30.2% al 31.4% dei volumi e dal 37.7% al 39.3% del valore delle vendite di Champagne.
- Tale tendenza è frutto della diversificazione geografica dei consumi. Calano le vendite in Francia (-3%), dove i vigneron hanno una parte importante del mercato (35% contro il 21% totale), mentre crescono le vendite in Europa (+4%) e soprattutto fuori dall’Europa (+6%) dove i vigneron non riescono ad arrivare e hanno quindi quote di mercato molto meno significative (5% nel resto d’Europa, 4% nel resto del mondo).
- Andando a guardare i principali mercati, la Francia resta naturalmente il mercato più importante, ma scende del 3% a 162 milioni di bottiglie, il livello più basso degli ultimi 10 anni. Mi pare che il range storico di 180-190 milioni di bottiglie sia definitivamente abbandonato.
- Fuori dalla Francia tutti i principali mercati crescono. Chi per recuperare un 2013 sottotono, come per il Regno Unito, tornato a 32.7 milioni di bottiglie (+6%) dopo tre anni consecutivi di riduzione. Ma lo stesso vale per gli USA, che con 19.2 milioni di bottiglie crescono del 7% ma sono ancora sotto il record storico di 19.4 milioni di bottiglie del 2012. Sono molto forti le importazioni in Belgio (e vedremo che lo stesso capita per il Cava!), 10.4 milioni di bottiglie, +9%, ritornando ai livelli pre crisi del 2007, mentre tra i grandi mercati il meno positivo sembra essere la Germania, +2% a 12.6 milioni di bottiglie e certamente non in recupero verso i volumi del passato.
- Chiudiamo con le spedizioni in Italia, che finalmente cambiano direzione, +7% a 5.8 milioni di bottiglie, un altro segno che le cose forse stanno cambiando. La statistica più curiosa, però, regalo per chi è arrivato a leggere fino a qui, è che siamo degli ottimi bevitori. Se si spacca il valore delle esportazioni nazionali per tipo di prodotto, l’Italia importa per il 20% “cuvées de prestige”. Davanti a noi (per peso % di questi prodotti) ci sono 4 mercati: Emirati Arabi (29%), Hong Kong e Giappone (27%), Stati Uniti (21%). Berremo meno magari, ma certamente beviamo bene…
Caro Marco
grazie sempre per i tuoi report chiari e ben strutturati, il bel regalo per noi Italiani e’ormai una conferma, ricordo che ai tempi che Krug era in mano ancora alla famiglia, il loro primo mercato era addirittura l’Italia , superiore alla Francia!
Questa tendenza di consumo delle Cuvèe Speciali cosi’radicato in Italia dovrebbe darci il coraggio, a noi che operiamo nel settore del Metodo Classico di investire molto in questo segmento di consumatori, sia in Italia che nei mercati Esteri.
Non per altro visti i piccoli numeri che esprime nella totalità la produzione delle nostre Aree di Eccellenza, non potremo mai essere competitor dello Champagne nei numeri dei prodotti base.
Solo la qualità , l’identità e lo stile tutto made in Italy, ci potranno far fare un salto nella considerazione dei consumatori eccellenti nel mondo
saluti
Marco Tondi