I numeri 2014 di Caviro includono l’impatto dell’acquisizione di Cesari (70%) in Valpolicella, effettuata a gennaio (pagata 8-9x il MOL) e quindi completamente inclusa in questi numeri. Apro con questa puntualizzazione perché si tratta di un fatto marcante: Cesari ha contribuito 24 milioni di vendite al bilancio consolidato, che pur mostra un fatturato in leggero calo. Ciò è da ricondursi alla riduzione delle vendite della cooperativa madre Caviro SCA, che è passata da 209 milioni a 188 milioni di fatturato tra il 2013 e 2014. Da questo punti di vista, i risultati 2014, otticamente “belli”, con un MOL in crescita, sono “aiutati” da Cesari e hanno dovuto affrontare il calo della divisione distilleria, colpita indirettamente dal calo dei prezzi del petrolio, che ha avuto un impatto sul prezzo del bioetanolo. La cartina tornasole è quella del debito, che dopo un forte progresso nel 2013 (anche dovuto alla gestione del circolante, alla tempistica delle vendemmie e alle scelte di approvvigionamento nella nuova divisione “grandi vini”), è ritornato a 77 milioni, con un rapporto di circa 3x rispetto al MOL, un livello comunque contenuto tra le cooperative.
Infine, vale la pena di sottolineare lo sforzo di metamorfosi di Caviro, in diverse direzioni: (1) dai vini comuni ai vini di qualità (oltre a Cesari, andrebbe menzionata la JV con Torrevento in Puglia); (2) dall’Italia all’estero (le vendite di vino estere sono ora il 30% delle vendite di vino della cooperativa, erano il 15% nel 2010); (3) dal packaging brik a forme di imballaggio più nobili come il vetro. A ciò si aggiunge il forte impegno nello sfruttamento della filiera, che si concretizza con le vendite della distilleria.
E i soci? Nel 2014 hanno incassato quasi lo stesso ammontare dello scorso anno, con una riduzione dell’introito per quintale (-8%) dovuta all’evidente calo dei costi delle materie prime e all’eccezionalità della remunerazione pagata dalla cooperativa nel 2013. Sono invece molto calati gli acquisti esterni (-50%).
Andiamo a leggere qualche altro numero insieme.
- Le vendite sono scese del 2% a 314 milioni. Senza Cesari, riteniamo che il fatturato sarebbe calato del 10% circa. Le vendite in Italia (totali) sono scese del 3%. Se però restringiamo il confronto al vino, cioè circa 226 milioni, troviamo un -5% in Italia a 159 milioni e un +25% all’estero a 67 milioni di euro. Ciò naturalmente includendo i 24 milioni di Cesari che c’è da immaginare siano soprattutto all’estero, dato il tipo di prodotto dell’azienda.
- Il calo del fatturato non si traduce in calo degli utili, sebbene stiamo parlando di una cooperativa. Il MOL sale da 20 a 26 milioni di euro, con circa 2.5 milioni di questo incremento originati da Cesari. L’utile operativo passa da 9 a 12 milioni (+36%), mentre l’utile netto resta in area 5 milioni di euro.
- Cesari ha riportato come dicevamo 24 milioni di vendite, 2.5 milioni di MOL e 1 milioni di utile netto, con un debito a fine 2014 di circa 2.3 volte il MOL, quindi poco meno di 6 milioni di euro. Essendo caricata in bilancio a un valore pari a 15.7 milioni per il 100%, possiamo calcolare in circa 21.5 milioni il valore dell’acquisizione da parte di CAVIRO, pari quindi a 0.9x il fatturato e 8.6x il MOL.
- Infine, un cenno sulla struttura finanziaria, che come dicevamo segna 77 milioni di debito, +19 milioni. Dunque, il 70% di Cesari è costato circa 11 milioni di euro, oltre a 6 milioni di debito (questo consolidato al 100%). Quindi a occhio e croce, se non ci fosse stata questa operazione il bilancio consolidato avrebbe mostrato un indebitamento stabile rispetto al record positivo raggiunto lo scorso anno.