Anche per Vranken Pommery il 2014 non è stato un anno generoso. Il business, più diversificato di quello di Lanson, ha subito una minore pressione sui margini ma il tema della debolezza della Francia ricorre anche in questo caso. Vranken ha ristrutturato la sua attività nei vini fermi, apportandola a una JV, con un’operazione neutra sul fatturato ma leggermente negativa sui margini. Senza quella, i numeri sarebbero stati stabili. Il 2014 è stato dunque un anno di “riordino” dell’attività e di leggero calo del debito, che resta una priorità anche per il 2015, quando i numeri saranno diversi (meno fatturato e meno margini) per via del trasferimento di parte dell’attività alla joint venture. Nei primi 3 mesi dle 2015 le vendite infatti calano da 54 a 46 milioni, ma sarebbero cresciute del 3% a perimetro comparabile, mentre le vendite dei vini della società Listel, apportata nella joint venture, sono cresciute del 9%. Andiamo ad analizzare qualche numero insieme.
- Le vendite 2014 crescono del 2.5% a 323 milioni di euro. All’interno di questa variazione, circa 8 milioni di euro aggiuntivi, l’operazione Listel ha un impatto totalmente neutro, dato che l’effetto perimetro (17 miloni in meno) è controbilanciato dalle vendite (una tantum e senza margine) alla JV. Il calo delle vendite si vedrà nel 2015.
- Per quanto riguarda le vendite di Champagne, 259 milioni di euro, la crescita è del 3% con un volume stabile (+0,5%) e un leggero progresso del prezzo mix (+2%), anche supportato dall’andamento dei cambi. Tra le marche principali, Vranken Pommery cala dell’1%, soffrendo della sua posizione di forza in Francia (15% di quota di mercato nella grande distribuzione), mentre cresce dell’8% Heidsieck e del 3% Charles Lafitte.
- I margini sono invece in calo marcato, dal 14.6% al 13.3% per il MOL e dal 10.6% al 9.6% per l’utile operativo. In valori assoluti la diminuzione è del 6/7%, come vedete dalla tabella. Va però detto che i 2 milioni di calo dell’utile operativo sono quasi tutti riconducibili al cambio di perimetro e agli oneri non ricorrenti ad esso associati.
- L’utile netto è spinto dai guadagni in conto capitale della valorizzazione di Listel. I 26 milioni di utile netto sarebbero stati circa 8 milioni senza quella voce (quindi non molto diverso dal 2013), con oneri finanziari piuttosto elevati, 20 milioni di euro (ma destinati a calare di almeno 2 milioni nel 2015 grazie alla fine dei contratti di swap).
- Se restringiamo il confronto al secondo semestre le cose sembrano migliorare, anche grazie all’esposizione ai cambi, che ha cominciato ad aiutare: il calo dell’utile operativo è stato soltanto del 2%.
- La struttura finanziaria come dicevamo è in miglioramento con un debito che cala da 640 a 618 milioni di euro. Il progresso di 23 milioni considera anche 7 milioni di dividendi pagati, quindi la generazione di cassa sarebbe stata di 30 milioni di euro. Nel frattempo il valore del magazzino è stabile a 626 milioni di euro. Il ritorno sul capitale resta molto insoddisfacente al 3% circa, anche se bisogna considerare che il deconsolidamento di Listel mescolerà le carte nel 2015. Ci sono ampi spazi di miglioramento, che il management ha promesso materalizzarsi. Vedremo con i risultati del semestre quest’autunno!