Il management di Treasury Wine Estates ha presentato i dati 2014/15 del gruppo in pompa magna qualche giorno fa, chiudendo con una promessa di dividendi più elevati (e magari anche di dimensione “straordinaria”, da decidersi di qui a marzo del prossimo anno), grazie a numeri finalmente in ripresa e a una struttura finanziaria molto solida. In realtà, l’andamento economico finanziario dell’anno è stato più determinato dai risultati boom del primo semestre che non dai dati del secondo semestre (quelli che qui in realtà dovremmo commentare!), e soprattutto dell’aiuto della valuazione del dollaro australiano. Di certo numerosi problemi quali gli stock eccessivi nel mercato americano (risolto semplicemente vuotando nel lavandino la bellezza di 3 milioni di bottiglie di vino…) sono alle spalle e il gruppo è ora impegnato in un’azione per ridurre le SKU del 30% (cioè le etichette che commercializza) e per focalizzare gli sforzi di marketing su alcuni marchi ritenuti “chiave”. Le altre priorità del nuovo CEO sono trasformare TWE da un’azienda agricola a una guidata dal marketing, muoversi verso i vini di alta gamma trasformando il magazzino verso prodotti in invecchiamento. Spunta anche un obiettivo finanziario: far crescere il margine operativo nell’area “high teens” entro il 2020, che significa tra il 17% e il 19% circa, rispetto al livello del 10% registrato dopo i costi corporate nel 2014/15. Particolarmente aggressivo, a prima vista, soprattutto se il ciclo negativo delle materie prime continuerà a impattare l’economia australiana. Andiamo a leggere i numeri insieme.
- Le vendite annue sono cresciute a 1.96 miliardi di dollari, +8%, di cui +4% grazie all’andamento favorevole dei L’utile operativo consolidato invece cresce del 25% a 206 milioni, di cui +7% derivante dal cambio e +18% raggiunto grazie al miglioramento del mix di vendite e al taglio dei costi. L’utile netto balza da 113 milioni a 145 milioni di dollari australiani, +26%, di cui +5% raggiunto grazie ai cambi.
- Come dicevamo se guardiamo i dati relativi al secondo semestre soltanto troviamo un quadro differente. Le vendite crescono sempre dell’8% circa, ma l’utile operativo scende leggermente prima dei costi corporate (-2%, +1% dopo i costi corporate).
- Andamento per area geografica. Da sottolineare la performance eccellente in Asia, dove le vendite crescono del 45% nell’anno (+31% anche nel secondo semestre) e l’utile operativo fa +53% (+24% nel secondo semestre). Il margine in Asia è del 36%, clamorosamente diverso da quello delle altre aree geografiche, quasi un business diverso se confrontato con il 14% del mercato domestico, con il 12% di quello americano e il 5% di quello europeo (qui ha giocato un ruolo particolarmente negativo il cambio). La seconda area che ha supportato i numeri di TWE è stata l’America, dove però come potete vedere dalla tabella le vendite e gli utili crescono soltanto grazie ai cambi e dove nel secondo semestre le cose sembrano essere andate peggio.
- Quindi, in conclusione, i numeri sono buoni ma il primo semestre e i cambi hanno avuto un impatto molto importante, oltre che il mercato asiatico dove le ultime notizie non lasciano ben sperare dal punto di vista macroeconomico.
- La struttura finanziaria resta molto solida, con solamente 214 milioni di dollari di debito a fronte di tre miliardi di dollari di patrimonio e di circa 310 milioni di dollari di margine operativo lordo (EBITDA). Ciò consentirà probabilimente all’azienda di pagare un dividendo straordinario, riducendo quindi l’appetibilità di un potenziale assalto dei fondi di private equity…