Masi ha chiuso il suo primo esercizio da azienda quotata in borsa. I numeri pubblicati alla fine di Marzo sono stati influenzati da un inatteso rallentamento delle vendite a dicembre, recuperato a inizio anno a causa del destocking di alcuni distributori e dal mancato supporto della rivalutazione di magazzino che aveva spinto i risultati della seconda parte del 2014 (il cui impatto ben si vede guardando ai dati del solo secondo semestre). Ciò ha determinato un calo degli margini nella seconda parte dell’anno. Le vendite sono invece cresciute soprattutto grazie al mix di prodotti, che si è spostato sulla fascia alta e grazie ad alcuni mercati dove Masi ha “agito” come gli USA e l’Italia con un cambio della strategia di distribuzione. L’azione in Borsa si è comportata tutto sommato bene, avendo perso il 5-6% dal prezzo di quotazione rispetto a un calo del 18-20% della Borsa di Milano nel medesimo periodo.
Essendosi quotata in borsa a metà 2015 con l’obiettivo di raccogliere risorse per la crescita attraverso acquisizioni possiamo ben dire che il 2016 è un anno chiave per l’azienda: mantenere le promesse fatte agli investitori.
Ma ora andiamo a leggere qualche numero insieme.
- Le vendite sono cresciute del 2% a 61 milioni di euro, grazie soprattutto al miglioramento del mix di fatturato. Infatti, stimiamo che i volumi sono scesi del 2-3% a 11.3 milioni di bottiglie circa, che i cambi abbiano avuto un impatto negativo del 1-2%. Ciò implica un miglioramento del prezzo medio di vendita del 5% circa prima dei cambi, che si può anche vedere dal grafico delle vendite per tipo di prodotto, che mostra come siano andati particolarmente bene i “top wines” e siano calati i “classical wines”, che invece hanno un prezzo più basso.
- Dal punto di vista geografico, Masi si sta “riprendendo” la distribuzione italiana e i risultati cominciano a vedersi (+14% in Italia). Il mercato europeo ha subito un calo nei paesi nordici, mentre le vendite in Germania e Svizzera non consentono ancora di compensarne l’impatto. In America il fatturato cresce del 10% combinando un eccellente andamento in USA (ben oltre il contributo del dollaro) con una performance in Canada che ancora non è migliorata e che deve anche far fronte al tema del cambio.
- I margini sono in discesa, per effetto soprattutto del contributo della rivalutazione di magazzino dello scorso anno. L’EBITDA di 17 milioni cala del 6%, mentre l’utile operativo prima dell’ammortamento del goodwill e degli oneri di quotazione cala dell’8%. L’utile netto atterra a 6.2 milioni, -19%, con un calo dell’incidenza fiscale (35% dal 38%).
- A livello finanziario Masi ha beneficiato della quotazione ma anche di un’attenta politica di contenimento del magazzino, che ha determinato un miglioramento di 2 milioni di euro del capitale circolante. Insieme ai circa 16 milioni incassati per la quotazione, a fine anno Masi si ritrova con 3 milioni di euro di cassa netta a fronte di 105 milioni di patrimonio netto. Una posizione invidiabile, che va ora sfruttata per crescere anche oltre i “confini” dell’attività aziendale corrente, quindi guardando a possibili acquisizioni.