Dopo diversi anni di assenza (ultimo bilancio analizzato qui: 2008) ritorniamo ad analizzare Botter, che sta diventando uno degli operatori chiave del settore del vino italiano. Ci sono diversi elementi “straordinari” in questa azienda. Per prima cosa, il ritmo di crescita impressionante, con un fatturato quintuplicato negli ultimi 20 anni, il che corrisponde a crescere del 10% in media all’anno. Secondo, la trasformazione degli 3-4 anni, quando l’azienda ha cominciato a strutturarsi, muovendosi da una attività di commercio di vini sfusi (e succhi di uva) per spingere sempre di più i prodotti imbottigliati, integrandosi a monte nella produzione di una piccola parte dei prodotti e allargando la gamma a vini più pregiati. Tutto questo ha portato Botter a essere l’ottavo player italiano nel settore del vino per vendite (compresi i succhi d’uva), il terzo per esportazioni (con una quota di mercato salita in pochi anni dall’1.7% al 2.6%) e, a differenza di quanto si poteva dire qualche anno fa, tra i primi cinque per generazione di utili. Chiaramente un operatore da seguire, anche grazie alla disponibilità di Simonpietro Felice e Massimo Tonini. A fine 2015, Botter ha venduto la divisione succhi d’uva che ha fatturato 6.5 milioni di euro. Il 2016 anno è dunque partito con un leggero handicap di vendite, ma a questo punto l’azienda è totalmente concentrata sul vino. Focalizziamoci sul 2015.
- Le vendite sono cresciute del 13% a 154 milioni di euro, con un incremento del 14% per il vino (139 milioni) e del 3% dei succhi d’uva (15 milioni). Le vendite in Italia sono una parte molto marginale dell’attività, soltanto 9 milioni di euro. Il grosso dell’attività è in Europa, con 93 milioni di euro nel solo segmento vino (+15%, compreso il presumibile calo in Russia), 34 milioni di euro in Nord America (+21%, anche grazie alla forte svalutazione dell’euro) e 11 milioni nel resto del mondo (in leggero calo).
- Come accennavamo in precedenza i margini sono migliorati in modo sostanziale dopo il 2012. Nel 2015, il margine operativo lordo si è attestato al 15%, per un valore assoluto di 23 milioni di euro, in crescita del 23% in valore assoluto e di 1.3 punti percentuali sulle vendite. Questo progresso è principalmente legato al minor costo del venduto, 0.9 punti percentuali, oltre che di un miglioramento dei cosi per servizi, scesi dal 9.4% all’8.9% del fatturato grazie all’incorporazione di una immobiliare che detiene i cespiti utilizzati dall’azienda (sono quindi scomparsi gli affitti nel bilancio consolidato).
- Con una struttura finanziaria molto bilanciata, questi progressi a livello operativo sono scesi sull’utile netto, cresciuto anch’esso del 23% a 14.5 milioni di euro.
- Dal punto di vista finanziario, Botter è sempre stata un’azienda con poco debito. Nel 2015, la posizione finanziaria netta è praticamente neutrale, in miglioramento da circa 8 milioni di debiti nel 2014. Nel 2015, l’attività ha generato un flusso di cassa di 15 milioni di euro, che dopo investimenti di 7 milioni di euro (di cui 3.3 per immobilizzazioni finanziarie relativa a una società agricola acquistata tramite la fusione con una controllata nel 2015).
- Mettendo insieme un capitale investito inferiore a 60 milioni di euro e un utile operativo superiore ai 20 milioni giungiamo a un ritorno sul capitale molto elevato, circa il 39%, che corrisponde a un ROE (ritorno per gli azionisti) del 29% dopo le tasse.