Le vendite sono cresciute del 13.8% a 2.23 miliardi di dollari australiani, con un contributo dei volumi del 12% (33.6 milioni di casse vendute). L’apporto di Diageo si è soprattutto fatto sentire in Europa e USA, dove le vendite sono cresciute del 34% e 25% rispettivamente (intorno al 13-14% invece senza considerare cambi e acquisizione), mentre le vendite in Australia e Nuova Zelanda sono rimaste stabili. Il business in Asia sta crescendo in modo esponenziale, +46% (+39% prima dei cambi), forte di un’organizzazione molto solida nel mercato cinese.
Il margine è balzato dal 10% al 15% in un solo anno, spinto soprattutto dal mercato asiatico, dove TWE genera un margine operativo prima dei costi centrali del 35%, rispetto al 15-16% del mercato domestico e del 13-14% del mercato europeo e americano.
Dal punto di vista finanziario, il capitale investito balza a 4 miliardi di dollari australiani da 3.2 miliardi, dopo l’acquisizione Diageo, ma il debito sale soltanto di 150 milioni, da 214 a 365 milioni, dato che degli 800 milioni investiti tra spese per investimenti e acquisizione, 475 sono stati contribuiti dagli azionisti sotto forma di aumenti di capitale.
Il ritorno sul capitale cresce comunque all’8% dal livello decisamente insoddisfacente degli ultimi anni. E’ un dato che ancora non considera pienamente il contributo di Diageo Wines, che verrà consolidata “da nuovo” ancora nei primi 6 mesi fiscali del 2016-17.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale. Le immagini inserite in questo blog sono tratte in massima parte da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo a mbaccaglio@gmail.com, saranno subito rimosse.