Gruppo Italiano Vini – risultati 2015

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Il primo dei tre anni del piano 2015-2017 promosso lo scorso anno da GIV sembra funzionare. O almeno questo è quello che emerge dai dati 2015, non eccezionali dal punto di vista delle vendite, cresciute solo del 3% a 358 milioni anche a causa della cessazione, da fine agosto, del contratto di distribuzione di Carpene’ Malvolti, ma molto interessanti dal punto di vista degli utili, cresciuti di oltre il 30% a livello operativo e del 66% a livello di utile netto. Il traino alla crescita viene dai vini veneti, Pinot Grigio e Valpolicella su tutti, che vengono espressi all’interno del gruppo dai marchi Bolla e Folonari. Dal punto di vista finanziario, l’aumento del capitale circolante ha annullato la generazione di cassa, ma il miglioramento degli utili è alla base di una marcata riduzione della leva finanziaria, con un debito/MOL sceso da 5.1 volte a 4.3 volte. Con un margine operativo lordo ancora intorno all’8%, gli spazi di miglioramento del gruppo non sembrano essere terminati; speriamo quindi che il 2016 e l’anno appena iniziato possano portare GIV ad estendere la leadership commerciale che ricopre in Italia con una profittabilità e un ritorno sul capitale in ulteriore miglioramento. Passiamo all’analisi dei dati.

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  • Le vendite di 358 milioni di euro sono cresciute del 6% all’estero a 273 milioni di euro mentre sono calate del 5% in Italia a 86 milioni di euro, principalmente a causa della distribuzione Carpene Malvolti. Tolta quella, leggendo la relazione degli amministratori, l’andamento delle vendite italiane è positivo e superiore all’andamento del mercato.
  • Se guardiamo ai principali marchi del gruppo, Bolla ha generato 53 milioni di fatturato, +9%, Folonari 43 milioni, +11%, Cavicchioli invece è scesa dell’11% a 28 milioni e Lamberti, quarto marchio del gruppo, ha segnato un calo del 4% a 28 milioni di euro. L’esposizione del gruppo ai vini di qualità è rimasta costante rispetto al 2014: il 20% delle vendite sono relativi a vini DOCG, il 35% a vini DOC e il 41% a vini IGT. Le principali tipologie commercializzate sono il Pinot Grigio (16%, 57 milioni di euro), il Valpolicella (50 milioni di euro, il 14% del totale) e il Prosecco (31 milioni, 9%).
  • Come anticipavamo sopra, i margini sono in forte progresso. I costi delle materie prime scendono dal 58.2% al 56.8% delle vendite, mentre servizi e personale sono pressoche stabili al 21% e 13% rispettivamente. Ne risulta un Margine Operativo Lordo (prima delle svalutazioni crediti) di 27 milioni, il 7.6% del fatturato, in netta crescita rispetto ai 22 milioni del 2014 (6.3%). Pur con l’impatto delle svalutazioni di cui sopra, l’utile operativo cresce del 38% a 13 milioni di euro, mentre l’utile netto tocca quota 6 milioni di euro.
  • A livello finanziario l’indebitamento cresce leggermente da 111 a 118 milioni di euro. Ciò a fronte di un incremento del capitale circolante da 109 a 117 milioni di euro, investimenti per circa 8 milioni di euro e circa 5 milioni di euro pagati alla capogruppo Cantine Riunite a titolo di dividendi. I ratio patrimoniali migliorano comunque grazie ai maggiori utili. Il rapporto debito su MOL scende da 5.1 a 4.3 volte.
  • Le parole della relazione degli amministratori continuano a lasciare intendere numeri in miglioramento con una focalizzazione sui mercati esteri e sui prodotti ad alto valore aggiunto. Guardando all’andamento delle valute in questa parte finale di 2016 si può immaginare che un ulteriore spinta possa anche venire da questo aspetto della gestione.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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