Affrontiamo oggi il tema della valutazione di borsa delle aziende, con i multipli 2017 e 2018 dei principali operatori quotati. Non ci sono differenze importanti rispetto allo scorso anno nei valori medi, anche se stanno succedendo un po’ di cose nel settore. La più importante probabilmente è l’inversione di tendenza tra Constellation Brands e Treasury Wine Estates: la prima subisce l’impatto delle minacce di Trump verso i prodotti messicani (e CB sta costruendo megabirrerie proprio laggiù per esportare in USA), mentre la seconda sta beneficiando della ritrovata competitività del suo prodotto, del piano di rilancio del nuovo management e, non da ultimo, dall’eccellente acquisizione del portafoglio vini di Diageo. Sul fronte europeo poco si muove invece. Masi resta impiantata su valutazioni piuttosto modeste, le aziende della Champagne restano ben valutate ma cominciano a subire le preoccupazioni sul futuro del loro principale mercato estero, il Regno Unito. Da un anno a questa parte la maglia rosa del migliore andamento è quello di TWE, +56% rispetto alla rilevazione dello scorso anno, seguita dal +15% di due piccole ma ambiziose aziende, Advini e Delegat, e da Concha y Toro, che ha finalmente visto i suoi margini in miglioramento. Quindi quali sono questi multipli? Prendendo le stime del 2017 le aziende mediamente trattano a circa 17.5 volte gli utili (17 lo scorso anno), 2.7 volte le vendite (2.6), 13 volte l’EBITDA (12.4) e 16.3 volte l’utile operativo (15.6). Si tratta naturalmente di “medie del pollo”, ma rende l’idea il fatto che la valutazione è globalmente leggermente migliorata. Lo scenario per il 2017 delle borse è positivo fino a circa metà anno, quando dovrebbe cominciare a farsi sentire il rialzo dei tassi… e su questo tema, attività come quella del settore del vino (e delle bevande in senso lato) non dovrebbe essere favorito. Vedremo che cosa succede!
Passiamo ai numeri.
- Le aziende Champagne restano le più valutate, soprattutto rispetto al valore d’impresa, a 17 volte l’EBITDA e 21 volte l’utile operativo. Il Prezzo/Utili è inferiore, circa 17 per via della pesante situazione debitoria in cui le aziende si trovano. Il grafico che mostra la valutazione sull’anno corrente degli ultimi anni vi rende l’idea del “cambio di passo”. Non c’è stata alcuna ulteriore rivalutazione.
- Le tre grandi aziende del settore restano su valutazioni molto simili allo scorso anno, anche se (e qui il grafico vi viene in aiuto) come noterete la valutazione di CBrands scende e quella di TWE cresce. Oggi, prendendo il multiplo EV/utile operativo TWE è la più “cara” se così possiamo dire a 17 volte, contro 15 volte per CBrands. I numeri sono il contrario dell’anno scorso.
- Le piccole aziende non sono andate male. Finalmente Advini si è mossa in termini di valore anche se la valutazione resta estremamente elevata (a scontare obiettivi aggressivi di crescita). Baron de Ley sta a 8 volte l’EBITDA e ormai non può più comprare azioni proprie altrimenti il principale azionista è costretto a lanciare l’OPA. Delegat è salita da 9 a 10 volte l’EBITDA, mentre Masi passa da 7.5 a 8.3 non perché la valutazione è cresciuta ma perché le attese di utili si sono ridimensionate.
Perché non metti anche Italiano Wine Brands? Perché non ha terreni/vigne proprie? Prova a leggere la percentuale di vino venduto da TWE che proviene da vigne proprie… Resterai sorpreso
Ciao Pier, la spiegazione e’ molto piu’ semplice. La linea e’ vuota perche’ non ho trovato alcuna stima degli utili futuri dalle fonti di informazione di cui dispongo. Non ha nulla a che fare con considerazioni sulla qualita’ dell’azienda o del suo modello di business. Sulla questione vigne proprie o meno e sul confronto con TWE non capisco bene il riferimento. Certamente parliamo di aziende piuttosto diverse tra loro.
Marco