Concha y Toro – risultati primo semestre 2017

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Se da un lato il vino cileno macina record in Cina, dall’altro il rafforzamento del peso ne riduce il beneficio per le aziende vinicole. E’ il caso dei risultati dei primi 6 mesi di Concha y Toro, che tra l’altro è sovraesposta ai mercati occidentali rispetto alla media dei vini cileni. I ricavi quindi calano del 4% e molto peggio va agli utili che crollano del 25% anche perché ai sacrifici fatti sui prezzi in valuta locale (dollaro e sterlina sono le principali valute) per mantenere il prodotto competitivo si combinano gli incrementi dei costi della materia prima vino nel paese, che viene da una vendemmia piuttosto povera del 2016 (10 milioni di ettolitri rispetto ai 13 del 2015) e ne ha vissuta una seconda egualmente difficile nel 2017 (9.5 milioni di ettolitri). Tutto questo ha fatto partire un processo di ristrutturazione che durerà tutto l’anno. Vedremo. Passiamo ai dati.


 

  • Le vendite calano del 4% a 293 miliardi di peso, all’interno del quale il segmento vino scende del 3%. Tre componenti lavorano per arrivare a questo numero: una riduzione dei volumi del 2.4% (più marcata nei vini base e in leggera crescita, +0.7%, in quelli premium), un impatto positivo derivante dagli incrementi di prezzo in valuta locale e l’impatto negativo delle valute. Entrambe non sono definite con precisione, ma l’impatto netto è leggermente inferiore all’1% per il segmento vino.
  • Guardando alla performance per divisione, in Cile le vendite crescono del 4%, mentre calano del 7% in Argentina. Le esportazioni dal Cile scendono invece del 4.4% e sono un mix tra andamenti molto negativi in USA (-10% in volume) e positivi in qualche area localizzata (curiosamente in Canada). Le vendite in USA naturalmente subiscono il peso del cambio ma anche le notizie che arrivano in valuta locale non sono incoraggianti.
  • I margini sono in netta discesa. L’utile lordo cala dell’11%, da 117 a 105 miliardi di peso, al 36% delle vendite. Ciò è dovuto all’impatto del cambio ma anche alla forte ripresa del costo delle materie prime: il vino sfuso cileno è risalito a oltre 400 peso al litro in media (55 centesimi di euro) da circa 250-260 peso medi a cui è stato quotato tra il 2014 e metà 2016. Nonostante i minori costi operativi (in parte determinati dal cambio, dato che alcune spese sono sostenute “in loco”), la riduzione dell’EBITDA si ferma a 8 milioni di euro, da 44 a 35 milioni di euro, per un margine nel semestre del 12% (dal 14% dello scorso anno). Il resto del conto economico si muove di conseguenza, con un utile netto che cala da 20 milioni a 15 milioni di euro.
  • La parte finanziaria subisce il rallentamento in modo ancora più visibile. Il debito sale da 204 miliardi di peso a giugno 2016 a 252 a giugno 2017. Non viene fornito il dettaglio, ma molto dell’incremento viene dall’aumento del magazzino, e in parte dagli investimenti che continuano a essere molto elevati (stima circa 30 miliardi di peso, ossia 40 milioni di euro nei sei mesi).
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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