Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2017/18

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I forti progressi di TWE già visti negli ultimi due anni sono continuati nel primo semestre 2017/18. I dati mostrano un fatturato stabile, derivante dalla decisione di abbandonare l’attività di commercializzazione di vini a basso prezzo soprattutto nel mercato americano (e in parte in Europa, che continuerà nel secondo semestre), ma un utile operativo in forte crescita (+20% dopo i costi corporate), grazie al progresso in tutti i mercati. Tra questi c’è un “soprattutto”, che naturalmente è l’Asia, che ha superato il 20% del fatturato ed è addirittura il 38% dell’utile aziendale, grazie agli accordi commerciali siglati tra Australia e Cina che abbiamo già visto avere determinato forti benefici per l’export nella regione asiatica del vino australiano. La strategia è immutata: puntare sui nuovi marchi nei vini di medio prezzo, sui marchi consolidati in quelli di lusso (TWE ha Penfolds) abbandonando le fasce di basso prezzo troppo competitive. Nella distribuzione, selezionare nuovi partners e intensificare l’attività a livello di dettaglio. Dal punto di vista finanziario, dopo aver assorbito l’acquisizione Diageo Wine con un aumento di capitale piuttosto “strano” dato che non serviva (e tutti se ne erano accorti sin dall’inizio), TWE ha iniziato a ricomprarsi le proprie azioni (oltre 180m di dollari nel primo semestre), il che sta spingendo al rialzo il ritorno sul capitale. Il mercato azionario naturalmente apprezza: le azioni sono cresciute di oltre il 50% negli ultimi 12 mesi e dell’8% da inizio anno, e le attese di crescita degli utili sono particolarmente aggressive… si parla di 750-800 milioni di dollari australiani di utile operativo atteso a giugno 2020, rispetto ai 500 milioni generati negli ultimi 12 mesi. Passiamo all’analisi dei dati.

  • Le vendite del primo semestre sono rimaste stabili a 1.3 miliardi di dollari, con un impatto leggermente negativo dei cambi (1%). I volumi di vendita sono calati dell’1.6%, interamente a causa della politica di razionalizzazione nella fascia bassa del portafoglio, che ha tolto circa 1 milione di casse rispetto ai 18.5 circa venduti. Quindi, volessimo rimontare quel milione raggiungeremmo circa il 3.5% in termini di crescita di volumi.
  • Come dicevamo i volumi persi erano a basso margine. Sia l’area americana che quella europea, dove questa politica è stata implementata, hanno avuto un incremento dell’utile operativo dell’11% e 4% rispettivamente a 100 e 24 milioni di dollari, nonostante le vendite siano calate dell’11% e del 15% circa.
  • Il traino di TWE e dell’incremento del 26% dell’utile operativo a 310 milioni (che diventano 260, +20% dopo i costi corporate) è comunque ancora l’Asia, dove le vendite crescono del 36% a quasi 300 milioni (e sono state il 22% del totale), con volumi +41%, mentre l’utile operativo è balzato del 48% a 117 milioni, con un margine del 39%, contro una media del gruppo del 26%.
  • Mettendo insieme tutto l’ultima linea del bilancio, l’utile netto, cresce del 37% a livello di gruppo a 203 milioni di dollari australiani, anche grazie ad alcuni sgravi fiscali.
  • Dal punto di vista finanziario, TWE ha un debito bassissimo, ben sotto 1 volta l’EBITDA. Quindi, non avendo rilevanti investimenti da finanziare l’azienda ha cominciato a ricomprarsi azioni (187 milioni nel primo semestre), pagare ricchi dividendi (96 milioni a valre sull’anno fiscale precedente), far crescere il magazzino di vini di lusso (45 milioni), talchè il debito sta ricominciando a crescere leggermente. Ha toccato quota 495 milioni contro i 300 di giugno dello scorso anno. Mettendo dentro tutto, il ritorno sul capitale fa un’ulteriore passo avanti raggiungendo quota 12%. Ma come abbiamo detto sopra, la strada non sembra essere finita…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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