Treasury Wine Estates – risultati 2017/18

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TWE ha riportato a Ferragosto ottimi risultati annuali (bilancio chiuso a fine giugno), frutto della strategia di crescita in Asia (Cina in particolare) e di rifocalizzazione dell’attività sui vini di fascia elevata nei mercati consolidati, quali l’America, l’Europa e a casa propria, in Australia e Nuova Zelanda. Questa strategia nel 2018 ha comportato un calo dei volumi di vino venduto, da circa 437 a 414 milioni di bottiglie (concentrato nel secondo semestre) ma non ha fermato la crescita, soprattutto degli utili: a fronte di un incremento del fatturato dell’1% (leggermente danneggiato dai cambi), gli utili sono continuati a crescita di oltre il 15% (con qualche rallentamento nel secondo semestre). La tabella di marcia è quasi completata: nel 2015 il gruppo ha rivisto la strategia sulla distribuzione in Cina e le tempistiche di vendita di Penfolds, nel 2016 ha acquisito Diageo Wine e ha fatto partire il piano di ristrutturazione, nel 2017 ha venduto il portafoglio commerciale non prioritario in USA e ha rivisto la distribuzione in Nuova Zelanda e Canada, nel 2018 ha riformulato la distribuzione in USA, è uscita dal segmento di vini commerciali a basso margine e ha cominciato una strategia di localizzazione in Cina, con l’apertura del primo magazzino locale. Grazie a queste ultime iniziative, la crescita dell’utile operativo nell’anno che chiude a giugno 2019 è di nuovo nell’ordine del 25% (come quella media degli ultimi 4 anni) e l’obiettivo di medio termine di raggiungere un margine del 25% (ora siamo al 21%) viene confermato. E il titolo in borsa festeggia: anche se resta leggermente sotto i massimi di giugno, il trend di crescita sembra ripreso. TWE vale ormai circa 13.2 miliardi di dollari australiani. Passiamo ai dati.

  • Le vendite annuali crescono dell’1.1% a 2.4 miliardi, essenzialmente grazie all’area Asia che sale del 39% a 548 milioni, mentre è stabile il mercato domestico e calano del 9% sia America che Europa e altri paesi, in parte a causa dei cambi (vedere tabelle). Il trend non cambia se si guardano i dati più recenti, del secondo semestre, quando l’Asia è a +42%, l’Australia/NZ a -1%, l’America a -8% e l’Europa a -3.5%.
  • La focalizzazione sulla qualità si nota dal calo dei volumi, -5% a 34.6m di casse, con un andamento molto accentuato nel secondo semestre (-9%), anche in relazione alla transizione verso la nuova distribuzione. Ad ogni modo i volumi sono cresciuti soltanto in Asia, +23% a 4.3 milioni di casse.
  • I margini sono in ulteriore miglioramento. Prima delle spese generali il margine raggiunge quota 24%, rispetto al 21% dell’anno precedente e al 17% del 2015/16. Dopo aver incluso i costi generali raggiunge il 21%, approcciando l’obiettivo del 25% che non sembra poi così lontano come qualche anno fa.
  • Dal punto di vista finanziario, il debito invece cresce leggermente, da 355 a 802 milioni di dollari. L’aumento di circa 450 milioni però è completamente legato ai dividendi (203 milioni) e al riacquisto di azioni (300 milioni). Se consideriamo che nel frattempo il magazzino di prodotti di alta qualità in invecchiamento è cresciuto di 190 milioni, possiamo ben concludere che anche quest’anno è stato eccellente per il gruppo australiano.

 

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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