Il 2020 di Sartori è più da raccontare con i fatti che con i numeri. Le vendite sono calate dell’8% circa sia in valore che in volume (21.4 milioni di bottiglie), principalmente causa del crollo nel mercato inglese e dal cambio di distributore nel mercato americano, non compensato dall’andamento positivo in diversi mercati, tra cui quello italiano (GDO +4%). Gli utili vanno di conseguenza, con il margine operativo che scende dal 4% al 3% circa e l’utile netto che si assesta poco sotto un milione di euro. Molto di più di questo è però successo, a partire dall’uscita di un azionista che deteneva il 30% del capitale, che ha determinato l’investimento nel riacquisto di azioni proprie (circa il 15% per 3.4 milioni di euro) a parziale liquidazione. Sartori ha poi acquistato il 50% della società immobiliare proprietaria degli immobili utilizzati dall’azienda, il che ha portato a investimenti per oltre 4.7 milioni. Il quadro finale vede la nuova compagine azionaria formata dalla famiglia, con il 45%, e da Collis Veneto Wine Group con il 55%, e un incremento dell’indebitamento finanziario netto da circa 11 milioni a poco meno di 18 milioni di euro. C’è ancora di più da dire, peraltro: Sartori ha deciso di intraprendere un percorso commerciale teso a migliorare il suo mix di prodotti verso i marchi propri concentrando gli investimenti di marketing in questa direzione, e ha assunto una nuova figura manageriale per svilupparsi nei mercati esteri. Tutti questi investimenti determineranno un sacrificio nel 2021, ancora impattato dal COVID, ma dovrebbero consentire di ritornare alle vendite del 2019 nel corso del 2022, sperabilmente con un vantaggio in termini economici nei margini di profitto. Passiamo a una breve analisi dei dati di bilancio.
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- Il fatturato cala dell’8% a 47.2 milioni di euro, che diventano 47.8 milioni con alcuni ricavi accessori. Le vendite in Italia sono cresciute grazie alla GDO, ma anche in Canada, Germania, Benelux, Australia e Cina si registrano dati positivi. Sono invece calate del 19% le vendite nel Regno Unito e del 54% nel mercato americano, dove la distribuzione passa da Banfi a Shaw Ross. Sono negativi anche i dati dove Sartori vende soprattutto nel canale della ristorazione, come Scandinavia, Francia e Giappone.
- I margini sono in leggero calo, da livelli piuttosto contenuti, nonostante il taglio delle spese generali. Il valore aggiunto resta stabile all’11.4% delle vendite (5.4 milioni), ma maggiori ammortamenti determinano un calo del margine operativo dal 4% al 3.1% e dell’utile netto da 1.3 milioni a 0.9 milioni.
- La struttura finanziaria benefica di un leggero calo del capitale circolante (0.7 milioni) e di un cash flow di circa 1.5 milioni, ma poi viene appesantita dalle voci sopra menzionate, oltre che da dividendi per 0.9 milioni (1 milione nel 2019). Il risultato finale è un indebitamento finanziario netto di 17.7 milioni, contro un patrimonio netto salito a 14.3 milioni, anche in relazione alla rivalutazione dei marchi, che più che compensa la riserva negativa per le azioni proprie.
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