
Una Constellation Brands sempre meno legata al vino ha riporto qualche giorno fa I risultati del suo terzo trimestre, il più importante dell’anno per l’elevata stagionalità (Settembre-Ottobre-Novembre). Ancora una volta le previsioni sulla chiusura a febbraio 2022 sono state riviste al rialzo del +3% (vedere grafico all’interno, ora a 10.5-10.65 contro 10.44 del 2020) il che fa una differenza piccola in numeri ma importante nel significato, dato che riporta il 2021 (leggi: anno a Febbraio 2022) su un livello almeno uguale a quello dell’anno precedente.
Il gigante è sempre meno legato al mondo del vino: in questi dati trimestrali siamo a circa il 22% delle vendite e al 15% (stimato) dell’utile operativo del gruppo. Ugualmente le previsioni dicono +10-11% per la birra, dove si continua a investire in nuova capacità in Messico, e +4-6% per il vino dopo aver considerato la dismissione in favore di Gallo di una serie di marchi. Ma i dati ci dicono qualcosa di più: se è vero che le vendite in termini organici sono cresciute nel trimestre del 3% e i volumi sono passati (organici) da 7.9 a 8.1 milioni di casse nel terzo trimestre, le vendite al dettaglio dei marchi di Constellation continuano a calare. Il dato del terzo trimestre riportato da terze parti dice -6.8% e la media con gli altri due trimestre è -5.5%. Per trovare un dato di vendita positivo bisogna addirittura risalire a metà 2018.
La seconda considerazione “negativa” che mi viene di fare è che questa tanto sbandierata vendita a Gallo di marchi meno appetibili e che avevano minori margini non sembra aver sortito gli effetti desiderati. Prima dell’operazione il “wine & spirits” dell’azienda guadagnava il 27% del fatturato a livello operativo, adesso siamo intorno al 22%. Sarà probabilmente anche dovuto al calo della “scala” delle operazioni (attualmente si viaggia su 32 milioni di casse dai 50 precedenti, probabilmente si atterrerà a 30 milioni di casse circa), ma certamente sono dati poco appetibili.
Nella tabella trovate poi i dati generali del gruppo. Debito stabile intorno a 10 miliardi di dollari, grande sforzo su dividendi e riacquisto azioni (circa 2 miliardi nei primi 9 mesi), capitalizzazione volata ai massimi di sempre intorno a 46 miliardi di dollari (8 gennaio, data in cui scrivo).
Vi lascio ai grafici e alle tabelle
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